Progetto IntegrAzione

Il nostro progetto di lavoro con bambini con disabilità ha inizio negli anni 1994/1995 ed ha avuto continuità nel tempo da allora.

Ha come destinatari bambini dalle prime settimane di vita fino all’età indicativa di otto anni. E’ perciò vocazione naturale della scuola lavorare prevalentemente con famiglie e non solo con i bambini. Da qui prendono spunto le due componenti principali del nostro progetto, la parte sportiva, di naturale avvicinamento e sviluppo della pratica acquatica, e la parte educativa che riguarda l’accompagnamento alla crescita e sviluppo generale del bambino e soprattutto l’accompagnamento alla genitorialità.

Da allora abbiamo ricevuto nelle sedute con bambini normodotati, bambini con diverse disabilità. Questa è stata da sempre una colonna portante della nostra filosofia di lavoro: integrare/includere le famiglie con bambini con disabilità  all’interno delle classi. Da qui il nome del nostro progetto: IntegrAzione

Il progetto si propone, appunto, di integrare nella nostra piccola comunità, nei primi mesi o anni di vita, famiglie con bambini con disabilità, ricreando una situazione di naturale e spontaneo interscambio sia all’interno della coppia mamma-bimbo, sia all’interno del gruppo di famiglie. In questo modo si tenta di favorire l’instaurarsi del difficoltoso rapporto mamma-bimbo in situazione di disabilità e, al contempo, l’introduzione o reintroduzione della famiglia in una costellazione di probabili rapporti sociali con le altre famiglie.

Le ricadute positive di questa “azione” avvengono quindi in ambiti diversi:

– nell’ambito sociale, frequentando un ambiente non terapeutico ma bensì di benessere per la coppia e al contempo educativo per il bambino, portando ad una famiglia così colpita e provata, un forte alone di “normalità”.

– nell’ambito psicomotorio, proponendo al bambino un ambiente fortemente stimolante e sollecitante, in grado di richiamare tutto l’arco delle sue competenze disponibili.

– nell’ambito cognitivo: accompagnando il bambino nella scoperta specifica de mondo acquatico attraverso la conoscenza degli effetti fisici (quali le proprietà fisiche dell’acqua, cadute, rumori, effervescenze, ecc.), conoscenza di oggetti vari, realizzati con diversi materiali (contenitori, bambole, tappeti, grandi giochi, corde, palloni, ecc.) e soprattutto conoscenza del proprio corpo, delle sue possibilità e limiti. Tutto ciò nel rispetto delle possibilità evolutive del bambino, dei suoi ritmi di apprendimento e soprattutto della sua disponibilità e apertura verso le proposte.

– nell’ambito emotivo:  favorendo, come prima espresso, l’instaurarsi del difficoltoso rapporto mamma-bimbo con disabilità, attraverso la ricerca di situazioni di benessere per entrambi, che agevolino il raggiungimento di un equilibrio emotivo di coppia.

Dal punto di vista delle proposte di attività, i bambini disabili seguono programmi adatti alle loro possibilità; i criteri generali di lavoro sono però molto simili a quelli usati per tutti i bambini per quanto riguarda il miglioramento delle capacità latenti, il potenziamento di tutte le capacità residue attraverso l’utilizzo di attività piacevoli, interessanti e soddisfacenti per il bambino, che vadano a stimolare l’autostima e la consapevolezza delle proprie risorse.

Le patologie sono svariate e comprendono: bambini con danno neurologico (tetraparesi spastica, paraplegia, diplegia, spina bifida, danni neurologici gravi da trauma); bambini affetti da Sindrome di Down; bambini o genitori ciechi; bambini affetti da sindrome dello spettro autistico, bambini o genitori sordi, bambini con malattie o sindromi rare.

Il profilo professionale richiesto all’insegnante a capo di questi gruppi deve comprendere, gioco forza, una buona preparazione in campo evolutivo-educativo-relazionale. E’ questo il motivo che ci porta a lavorare prevalentemente con le seguenti figure professionali che agiscono come operatori in vasca:insegnanti di Educazione Fisica/Scienze Motorie, educatori professionali, psicologi, insegnanti di prima infanzia. La formazione specifica di questi educatori, sia in campo acquatico (riguardanti specificamente la tecnica delle attività acquatiche), sia in ambito della disabilità, viene acquisita in un corso di formazione interno che gli insegnanti affrontano nei primi mesi di rapporto con la nostra associazione. A questo riguardo, metto in rilievo l’attività parallela che la nostra scuola svolge a livello nazionale in ambito formativo per gli operatori  del settore delle Attività acquatiche per la prima infanzia dall’anno 2002, della quale troverete informazioni nella pagina Eventi del nostro sito www.acquarella.it . Massima espressione dell’attività formativa della scuola è il Congresso delle Attività Acquatiche per la Prima Infanzia, il più importante evento nazionale del settore, che vanta tre edizioni (2007, 2009, 2011); la terza edizione dell’evento, è stata interamente dedicata al Bambino con disabilità di prima e seconda infanzia in acqua.

Il lavoro della scuola è supportato dal rapporto stabilito con i terapisti che si occupano dei bambini nei campi: medico, psicomotorio, logopedico, psicologico, fisioterapico. Questi professionisti vengono da noi contattati periodicamente dal momento dell’iscrizione del bambino in modo da ampliare l’informazione acquisite dai colloqui intercorsi con i genitori e/o per comunicazioni riguardanti l’evoluzione del bambino all’interno delle attività, stabilendosi in questo modo una rete di informazioni che agisce come un feed back positivo su tutti gli operatori e sul bambino stesso.

A partire dai 5 anni circa i bambini a sviluppo tipico iniziano a frequentare l’attività da soli. Questi gruppi di soli bambini sono seguiti da due insegnanti e sono composti da massimo 11 bambini. In generale, sono bambini con una grande esperienza acquatica, che hanno frequentato la nostra scuola per diversi anni e godono quindi di una buona autonomia acquatica.

L’indirizzo del lavoro è di tipo ludico motorio, esercitazione della motricità di base, integrazione di destrezze acquatiche, con un inizio di avvicinamento agli elementi tecnici delle nuotate e della pallanuoto.

Tranne che in caso di disabilità grave (ad es.: cerebrolesi gravi e casi di autismo grave) anche ai bambini con disabilità viene prospettata la possibilità  di partecipare all’attività dei gruppi di bambini avanzati.