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L’Acquaticità e la magia

A volte credo sia necessario fare una verifica continua degli obiettivi e dei fondamenti della nostra attività. Perché è necessario portare un bebè in piscina? E’ necessario portare un neonato in piscina? È necessario portare tutti i bambini in piscina. E’ sempre vero il ritornello “ quanto prima meglio!”? Qual è l’età migliore per iniziare un corso di acquaticità? E’ lecito parlare di corso oppure è più adeguato usare il termine “esperienza” acquatica? I genitori sono consapevoli delle potenzialità e dei limiti dell’esperienza in acqua dei e con i bebè? Li abbiamo informati bene circa i benefici dell’acquaticità, i principi del nostro lavoro? Abbiamo/usiamo procedure adeguate nel ricevere nei nostri centri di acquaticità i neonati con le loro famiglie? Sono adeguate le singole attività proposte di volta in volta ai bambini e alle loro famiglie? Sono competente, come insegnante di questi corsi, in tutti gli aspetti che riguardano una crescita globale e sana di un bambino di prima infanzia? Siamo certi e consapevoli del ruolo che siamo chiamati a svolgere nella conduzione di un gruppo di famiglie con bambini piccoli?
Sicuramente, ognuno di noi insegnanti si è posto tante volte queste domande che ci portano a ripensare continuamente su quale sia il fine ultimo del nostro operato. A cosa serve il nostro lavoro? Siamo ancora convinti che sia solo una prima confidenza con l’acqua? Oppure c’è già qualcosa di importante per il bambino e la famiglia in questi semplici incontri settimanali dove sostanzialmente ci si diverte assieme ad altre famiglie, si fa una ricca esperienza di movimento, si condivide un momento intimo assieme mamma/papà/bimbo, si conosce altra gente, altri ruoli, nuovi materiali. Il vero corso viene più avanti oppure c’è già “sostanza” nei nostri corsi di acquaticità neonatale?
Possiamo ormai dire con certezza che i corsi di prima infanzia non sono corsi preparatori. Hanno un senso peculiare, una loro ragione d’essere, non si tratta certo di preparare per il futuro, l’oggetto dell’apprendimento è attuale, ha una sua logica del momento, una logica dell’interesse, una logica del piacere immediato, dell’esplorazione del mondo e delle proprie risorse . Possiamo dire che ha un senso arricchire l’esperienza di vita del bambino e della sua famigliola attraverso la frequenza di un corso in piscina? Si! Possiamo parlare dell’importanza per la mamma e per il papà di scoprire un bambino “competente” (anche se ha solo pochi mesi di vita), un bambino “intraprendente”; un bambino che suscita “emozioni “ anche in altre persone (insegnanti, altri bambini, altri genitori). Un bambino capace di trovare un’intesa con mamma e papà; una mamma e papà “costretti” (in senso buono) a trovare con il proprio bambino piccolo un’intesa e forse anche costretti a riformulare o rimodulare alcune certezze educative della piccola famiglia nascente attraverso il contatto con il gruppo di famiglie e con il conduttore del gruppo.
Quando parlo di intesa non mi riferisco solo al momento vissuto nell’acqua; mi riferisco anche (e soprattutto) ai momenti del pre e post piscina, molto ricchi di stimoli per “l’esercizio relazionale”. Una vera e propria prova di forza/coraggio per la famigliola. Sarà “bravo”? Gli “piacerà”? Si “comporterà bene”? Sarà ( sarò?) all’altezza della situazione? Forse troppe domande e troppe attese per un momento così semplice e intenso allo stesso tempo, domande e attese che rischiano di rompere l’incantesimo. Sì, l’incantesimo richiede, perché giunga a compimento, spensieratezza, stretto collegamento e comunicazione da parte della mamma e del bimbo. I bambini sono quasi sempre pronti, e le mamme? Credo sia questo il nostro compito più importante: accompagnare in modo adeguato e competente la coppia attraverso questo stato di benessere che, se raggiunto, assomiglia molto ad una magia. Sono molto razionale e non credo nei miracoli ma credo senz’altro nella comunione di intenti che si materializza quando le mamme e i bambini sono entrambi soddisfatti dei risultati esaurienti di una intensa seduta in acqua.
Forse sì, c’entrerà la magia; forse la magia va costruita. Costruirla significa preparare le famiglie ad affrontare ciò che si andrà a fare assieme in acqua ; concordare obiettivi, chiarire quali saranno le competenze ed i limiti di ogni ruolo; presentare ordinatamente il circuito di procedure che si abborderà; ipotizzare eventuali momenti difficili e dare diverse opzioni per la soluzioni dei problemi; dare una “copertura” (assistenza) professionale all’attività di spogliatoio dei più piccoli. Cercare soluzioni personalizzate alle diverse problematiche individuali; in acqua e fuori dall’acqua, sono sempre più convinto che la chiave di successo sia trovare strategie adeguate per ogni eventualità; le eventualità possono essere diverse: problemi per adattarsi all’ambiente fisico, insofferenza verso le procedure di spogliatoio (attese, vestizione, doccia, vestizione, ecc.), mancanza di abitudine alla condivisione degli ambienti con altre persone, bisogno d’intimità. Oppure difficoltà per entrare in acqua serenamente, rispondere ad esigenze anche estreme della coppia (genitori non vedenti, famiglie con gemelli contemporaneamente con un solo genitore, bambini bisognosi di assistenza respiratoria continua, famiglie con fratelli di età diverse che desiderano lavorare assieme. Tutte queste situazioni ci mettono di fronte a difficoltà concrete di gestione e ci obbligano a cercare/trovare soluzioni nuove per renderle compatibili alla vita di relazione del gruppo e raggiungere, ancora una volta, una situazione di equilibrio nella vita del gruppo e della famigliola.
Ognuno di noi, che lavora con coppie mamma bimbo nei primi mesi di vita, deve mettere in conto di partecipare a due eventi importanti: l’instaurarsi di una relazione tra due persone e la nascita psicologica di una di queste persone come tale, entrambi, eventi altamente sensibili. Sono convinto sia d’obbligo domandarsi continuamente circa la natura del nostro ruolo in relazione agli eventi sopracitati. Siamo semplici osservatori degli eventi oppure è lecito intervenire dissipando i tanti dubbi delle mamme ? Il nostro compito finisce col rifornire di attività le coppie oppure la mediazione e l’orientamento può far parte del nostro repertorio d’interventi? Qualunque sia la risposta che daremo a queste domande, esse daranno un indirizzo alla nostra attività e ciò che è più importante, influenzeranno o meno i due grandi eventi di cui sopra. Perciò diventa a mio avviso essenziale dal punto di vista etico riformulare continuamente i quesiti originari.
Questo ci porta inevitabilmente a riflettere anche sulla nostra formazione. Quali contenuti sono allora necessari per poter essere all’altezza del nostro sensibile compito? Si potrebbe aprire un dibattito infinito circa i contenuti di un corso di formazione per operatori di acquaticità neonatale e di prima infanzia; non è l’oggetto di questo articolo ma mi piacerebbe esprimere che tutto ciò che è attinente alla prima infanzia è materia di studio per noi operatori. Quindi comunicazione, medicina, pedagogia, psicologia, sociologia, neuroscienze, psicomotricità, musica. Mi fermo qui, l’elenco è sufficientemente lungo, infinito per chi è interessato e cerca sempre qualcosa in più da imparare e poter riportare nelle sedute con i bambini e le famiglie.
C’è un altro condimento indispensabile, insostituibile ed immancabile nella costruzione dei momenti magici: la passione. La passione di chi ci lavora e conduce, la passione della mamma nel partecipare corpo e mente a ciò che sta succedendo; la passione dei bambini, che non barano mai e quando sentono genuinità e trasporto nell’ambiente la loro partecipazione passionale è garantita!
Hugo Lavalle